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London Fashion Week Recap
- First Things First: Debutto Daniel Lee da Burberry -
Quando guardate una sfilata, dovete pensare a due cose: per chi è rivolta questa collezione e cosa vuole trasmettere.
Burberry Fall Winter 23: Questa collezione aveva l’intenzione di riportare il brand ad un’immagine fresca e appetibile per il young consumer con una voce fortemente British. Daniel Lee è stato chiaro su una cosa, vuole che gli accessori costituiscano il 50% delle vendite e sa che il mercato del lusso va pazzo per accessori eccentrici, ancora di più se sono di pelliccia (finta). La collezione a mio parere ha centrato il punto perché, a differenza di Riccardo Tisci, ha giocato di più con l’humor attraverso uso di stampe eccentriche che rimandavano a messaggi legati al cambiamento e allo stesso tempo creando giacche e abiti funzionali, la functionality infatti era al centro del suo concept.
Ha voluto rimodernizzare l’iconico Burberry Check e ha dato un tocco di colore a tutto. Ho apprezzato molto infatti la scelta dei colori pop dal viola scuro al rosso con anche accenti di giallo acceso e apprezzo anche il nuovo logo in questa tonalità di blu, da un senso di storia ma in chiave più moderna. Il blu è il nuovo verde forse?
Durante la London Fashion Week è stato inevitabile non percepire l’influenza di Vivienne Westwood, designer e icona punk che purtroppo ci ha lasciati di recente, un personaggio davvero fuori dalle linee ma che negli anni ‘70 ha contribuito nella creazione del genere Punk che prima di allora non esisteva.
E’ davvero assurdo pensare a come la musica e la moda si siano evolute nel tempo a pari passo, sempre una strettamente legata all’altra. Ad esempio, con l’arrivo di artisti come James Dean ed Elvis Presley negli anni ‘50, i giovani impazzivano nel vederli rompere le regole e si accende subito questo senso di ribellione contro la società. Per sentirsi parte di un gruppo si iniziano quindi a formare sempre di più delle uniform ben precise che andavano a contraddistinguere che tipo di genere di musica ascoltavi. In questo caso in America si crea il Rockabilly Look, composto da maglietta bianca e il chiodo, il leather jacket, che diventa sempre di più simbolo di ribellione. Invece a Londra, attorno agli anni ‘70, una certa Vivienne Westwood giovanissima insieme a Malcolm McLaren, futuro manager dei Sex Pistols, aprono un negozio di abiti di nome Sex sulla Kings Road, che diventa subito un punto di ritrovo per il panorama della musica Punk Rock, genere musicale che si è fatto strada sempre di più nel panorama londinese che era in cerca di una forte emancipazione dalla scena dell’epoca.
Pharell Williams da Louis Vuitton.
Un’altro esempio di come il mondo musicale vada a braccetto con quello della moda.
Vi ricordate di lui? Si è un cantante, un rapper, ma è anche uno dei produttori più acclamati nella sfera musicale, avendo ottenuto 13 Grammy Awards e altri svariati premi. Ha prodotto e collaborato con davvero tanti artisti tra cui Jay-Z, Madonna, Beyoncé, Kanye West, Justin Timberlake, Britney Spears per menzionarne alcuni, e tutto questo solo nel campo della musica. Nel mondo della moda invece ha collaborato con brand del calibro di Moncler, Chanel, Louis Vuitton e Tiffany creando piccole linee limited edition principalmente di accessori o di abbigliamento. Questo è solo un briciolo delle cose che ha fatto ma non vi voglio annoiare con i dettagli.
Quindi, la scelta di porlo come creative director ha senso per Louis Vuitton? Pharrell Williams è da anni un’icona pop che riesce a diramarsi ed evolversi con successo sia nel mondo della musica che della moda collaborando con davvero tanti professionisti riuscendo sempre a farsi strada in un mondo già molto fitto. Resta comunque una scelta che fa discutere, ma fa anche pensare e capire molte cose di come si sta evolvendo la figura del creative director e le diverse strategie dei brand e dei gruppi Kering e LVMH. Louis Vuitton, gruppo LVMH, cerca di scegliere persone già conosciute, già inserite nel mondo della pop culture generale, mentre il gruppo Kering, con Gucci e Balenciaga, tende invece a scoprire volti nuovi cosi da portarli alla ribalta, primo esempio Alessandro Michele ma anche Demna Gvesalia e ora il nuovo arrivato Sabato de Sarno.
Detto ciò, Pharrell Williams è sicuramente una persona influente che negli anni è riuscito a dare il proprio contribuito, spesso attraverso collaborazioni importanti, in tanti ambiti diversi restando sempre molto riconoscibile e creando man mano un proprio marchio personale quindi sono molto curiosa di cosa porterà da Louis Vuitton a Giugno 2023.
See you next week con alcuni approfondimenti sulla Milano FW! Grazie a tutti che seguite questo piccolo progetto, se vi piace o avete suggerimenti fatemelo sapere nei commenti e non esitate a condividerlo in giro!